Heinz von Foerster (1973)

ll processo della supervisione è di fondamentale importanza

per l’esercizio della psicoterapia.

Umberta Telfener a proposito della supervisione scrive:
“E’ stata chiamata supervisione la relazione tra una persona più esperta e un individuo in training. Si tratta di quella situazione in cui l’esperto costruisce con lo studente una serie di contesti educativi per connettere insieme gli aspetti comportamentali (il fare), quelli teorici (il saper fare), quelli emotivi (il saper essere), condividendo una cornice che contenga questi diversi livelli (la condivisione di una visione del mondo e di obiettivi condivisi). In un’ottica costruttiva la supervisione è considerata una coordinazione di pensieri e azioni all’interno di un contesto e di una definizione (di scopi e obiettivi) ugualmente condivisa“.

Supervisore e terapeuta si trovano a co-costruire un contesto di reciprocità, all’interno del quale il terapeuta espone al supervisore la storia e i disturbi del paziente, racconta della terapia che sta conducendo e dei problemi che sta riscontrando in corso d’opera. D’altro canto il supervisore allena il terapeuta all’autosservazione in modo da comprendere meglio quali sono i propri meccanismi di “funzionamento”. In questo modo il terapeuta può dare nuovo significato al proprio lavoro, ricostruendo la conoscenza che ha della terapia, del paziente e del proprio modo di essere all’interno della relazione terapeutica.

La dimensione del gruppo è importante sia nel processo della formazione più in generale, sia nel processo della supervisione in particolare. La con-divisione all’interno del gruppo assolve a diverse funzioni come rendere più tollerabili ed accettabili le proprie paure e i propri limiti, accelerare l’apprendimento consentendo ad ogni partecipante di riflettersi nell’esperienza dell’altro e di nutrirsi di essa. Il gruppo di supervisione è un luogo di conoscenza e di osservazione, di confronto e riflessione che restituisce al sistema terapeutico una visione arricchita e una trama di sguardi e connessioni utilizzabili nel processo di cura del paziente.

Attraverso questa costruzione e ri-costruzione dell’esperienza e del suo significato, si raggiunge una maggiore conoscenza delle proprie competenze, un cambiamento emotivo, cognitivo e, di conseguenza, un cambiamento del modo di agire sia del terapeuta che del supervisore.

La supervisione è uno degli strumenti nella famosa “cassetta degli attrezzi” che il terapeuta porterà con sé anche e soprattutto dopo la fine del training di specializzazione e per tale motivo l’IPR ha scelto di organizzare spazi di supervisione di gruppo a frequenza mensile.

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